译 yì Translate
a cura di Gianluca Cappellazzo
14 maggio | 18 giugno 2022
Artisti
Matthew Attard, Luisa Badino, rob van den berg, Riccardo Vicentini, Nezka zamar
21 è lieta di presentare la seconda residenza d’artista a cura di Gianluca Cappellazzo. L’attenzione rivolta alle nuove generazioni di artisti è uno degli elementi cardine sui quali l’associazione fa riferimento fin dalla costituzione del suo statuto. Cinque gli artisti in mostra, che si sono impegnati a studiare lo spazio espositivo, il territorio e parte delle opere degli artisti locali, per restituire un progetto d’insieme, che ha sicuramente allenato il dialogo, la progettualità collettiva, per lasciare al curatore e agli artisti stessi un’esperienza formativa importante.
Relazionarsi ed approcciare la realtà presenta inevitabilmente delle difficoltà: essa è immensamente vasta, la sua scoperta si espande infinitamente sia nel micro che nel macrocosmo, è mutabile e talvolta invisibile senza i giusti strumenti. Allo stesso tempo ciò che viene desunto da essa si presenta come un dato grezzo che non è “leggibile” dall’uomo senza una rielaborazione. È proprio in questo passaggio che l’artista si colloca, vale a dire nella creazione di un codice, in grado di filtrare il reale fornendogli un senso “umano”.
Da questi presupposti nasce il titolo della mostra
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Dove la parola tradurre è espressa in modi diversi, in ideogramma cinese, nella trasposizione della sua sonorità in alfabeto europeo ed infine in inglese. Senza la conoscenza del codice che lega le tre parole, queste sembrerebbero non avere alcun legame, al contrario, conoscendone la chiave esse rivelano diversi significanti ma medesimo significato. L’opera d’arte, in quanto linguaggio umano, è soggetta agli stessi principi ed allo stesso modo si lega alla realtà, tramite un processo di traduzione che, in questo caso, coinvolge sia un linguaggio comune, sia un linguaggio individuale. Potremmo aggiungere che proprio come la formazione di una lingua, la formazione di un linguaggio artistico si basa sulle modifiche operate dai singoli, è insomma, più che mai, una “lingua viva”.
La traduzione costituisce un aspetto non trascurabile delle opere dei cinque artisti presenti in mostra, sebbene non l’unico, e si esplicita in modi e forme talvolta agli antipodi. I disegni con l’eye-tracker di Matthew Attard ci impongono una riflessione nel passaggio tra dato e comprensione, dove le coordinate tracciate con la pupilla devono poi trovare un “senso” nella rielaborazione grafica operata dall’artista e dal software. Luisa Badino, quasi all’estremo opposto, utilizza dati che sono quelli dell’esperienza, rintracciando nella memoria e nel quotidiano alcuni elementi sentiti come più rilevanti. La sfida è tradurre, con la pittura e con gli oggetti, le immagini interiori creando un alfabeto personale grazie al quale rileggere l’esistenza. rob van den berg traduce la realtà facendo copie e calchi, studiando ciò che differisce tra la copia e l’originale, ricordandoci che tradurre è modificare e stratificare, guadagnando comprensione della tradizione, senza perdere lo slancio del contemporaneo. Uno dei medium utilizzati da Riccardo Vicentini, la mappa, è per definizione un sistema di traduzione della realtà, sistema “imperfetto” in quanto approssimato e simbolico, ma altamente efficace: caratteristiche che non possono non rimandarci metaforicamente alla pratica artistica. Nežka Zamar approccia la realtà cercando sintesi e commistioni tra vari sistemi linguistici, dove il segno si fa alfabeto e l’alfabeto pura forma, dove le lettere diventano basso rilievi e partecipano, assieme al suono, ai colori e alla semantica alla ricostruzione di concetti universali. Tradurre è cercare di capire e gli artisti della mostra cercano di fornire un loro aiuto in questa missione intrinsecamente umana.
Si ringraziano: La Fondazione Comunitaria della Provincia di Lodi, l’azienda Pellini SPA di Codogno e la Galleria Michela Rizzo di Venezia.